Ho avuto il privilegio di partecipare, nei mesi scorsi, ad un workshop sulla giustizia riparativa, che mi ha iniziato alle opportunità (di conciliazione? di riappacificazione? di avvicinamento? di rassegnazione o, meglio, rasserenazione?) che la mediazione penale può offrire.
Di giustizia riparativa si parla (ancora) troppo poco in Italia e anche noi avvocati, forse anche incolpevolmente, perchè presi dal meccanismo processuale, per lo più non la consideriamo o la sottovalutiamo.
Ben vengano quindi eventi formativi, anche per noi addetti ai lavori, che ci spronino a promuovere, con i nostri assistiti, la possibilità di dialogo, di scambio, di incontro, tra la vittima ed il reo, quando voluto e possibile.
Ciò che mi ha profondamente colpito e fatto riflettere, è stato sentire dalla voce delle vittime -non dei rei!- (di reati di vario genere) che ben avrebbero voluto (e che spesso hanno anche invano ricercato) una possibilità di confronto con il reo, perchè le avrebbe aiutate a chiudere un cerchio, a riprendere la via, magari anche a “stare meglio”.
Anche perchè spesso le vittime poco sanno del processo ed in esso hanno un ruolo “marginale” o, che comunque, non consente il confronto con il colpevole (o presunto tale).
Mi onoro di pubblicare una breve “Introduzione” sulla giustizia riparativa, scritta dalla Dottoressa Caterina Pongiluppi, Responsabile del servizio di Mediazione del Centro di Giustizia Riparativa Anfora, di cui invito a visitare il sito web, dal quale emerge, altresì, che il servizio offerto dal Centro Anfora è gratuito, libero ed imparziale.
“La Giustizia Riparativa può essere definita come un “paradigma di giustizia che coinvolge la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di una soluzione che promuova la riparazione, la riconciliazione e il senso di sicurezza collettivo” (H.Zeher, Changing Lenses. A new Focus for Crime and Justice, 1990).
Essa rappresenta, per le persone coinvolte in una vicenda di reato, un’occasione.
Lo è prima di tutto per le vittime, alle quali può offrire uno spazio e un tempo di ascolto e di espressione, libera e custodita, dei propri sentiti in relazione alla vicenda, nella prospettiva di un incontro con l’autore dell’offesa, a cui dire la propria sofferenza e porre le proprie domande. Secondo la cd. “Direttiva vittime”, del resto, tutte le vittime dovrebbero essere informate sui servizi di giustizia riparativa esistenti sul territorio (Dir. 2012/29/UE, art. 4, co.1, lett. J), e potervi accedere.
È un’occasione anche per l’autore del reato. L’incontro faccia a faccia con il dolore causato, l’ascolto dell’altro; ma anche la possibilità di dire ciò che non ha spazio nel processo, perché inopportuno, o perché irrilevante, e di uscire dal ruolo che il fatto stesso ha imposto: costituiscono un’esperienza che può risultare decisiva nell’attraversamento della propria storia e nella riappropriazione del precetto violato (Mazzucato, Consenso alle norme e prevenzione dei reati. Studi sul sistema sanzionatorio penale).
Sul territorio dell’Emilia Romagna, sia per vicende che riguardano gli adulti che per reati che coinvolgono le persone minorenni, opera il Centro di Giustizia Riparativa Anfora. Per info e contatti: https://www.anforagiustiziariparativa.com/”